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Legge Bilancio, tra Irpef e bonus da gennaio ecco chi riceverà in più in busta paga

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Alessandro Nuzzo

Giornalista, laurea magistrale in scienze economiche. Collaboro con diverse realtà editoriali occupandomi di economia.

La Legge di Bilancio 2026, approdata in Senato per l’esame parlamentare, porta con sé una serie di misure che avranno un impatto diretto sul reddito di milioni di lavoratori italiani. Tra tagli fiscali, bonus sugli aumenti contrattuali e agevolazioni per straordinari e premi di produttività, il prossimo anno potrebbe segnare un’inversione di tendenza per i salari, dopo mesi di inflazione e potere d’acquisto in calo. Vediamo tutte le novità in cantiere.

Irpef più leggera

Dal 1° gennaio 2026, l’Irpef cambierà volto. La riforma fiscale voluta dal governo Meloni punta a rendere strutturale il taglio introdotto negli ultimi anni, concentrandolo questa volta sul ceto medio. Il nuovo schema prevede i seguenti scaglioni:

  • 23% fino a 28.000 euro di reddito annuo;
  • 33% per i redditi tra 28.000 e 50.000 euro (al posto del precedente 35%);
  • 43% oltre i 50.000 euro.

Questa riduzione di due punti percentuali sulla fascia intermedia interesserà oltre 13 milioni di contribuenti, di cui 8 milioni lavoratori dipendenti. In media, il risparmio annuale stimato sarà di 210 euro, ma varierà in base al reddito: da 40 euro per chi guadagna 30.000 euro fino a 440 euro per chi arriva a 50.000.

Contratti e stipendi: scatta l’indicizzazione automatica

Una delle novità più rilevanti della manovra è il ritorno, in chiave moderna, di un meccanismo simile alla vecchia scala mobile.
Se i contratti collettivi non verranno rinnovati entro due anni dalla scadenza, gli stipendi saranno automaticamente adeguati all’inflazione sulla base dell’indice europeo dei prezzi al consumo (Ipca), fino a un massimo del +5% annuo.

Inoltre, i nuovi contratti dovranno includere in automatico tutti gli arretrati maturati dal momento della scadenza del precedente accordo, sia nel pubblico che nel privato.

Aumenti meno tassati: flat tax al 5% per i redditi più bassi

Per stimolare i rinnovi contrattuali, il governo introduce anche una tassazione agevolata al 5% sugli aumenti salariali, applicabile ai redditi fino a 28.000 euro.
Si tratta di una misura che riduce l’imposta ordinaria (pari al 23%) e che interesserà oltre 3 milioni di lavoratori. L’effetto in busta paga sarà tangibile: un incremento medio stimato di circa 680 euro all’anno.

Straordinari e turni festivi: imposta ridotta

Il disegno di legge introduce anche un vantaggio fiscale per chi lavora di più. Gli straordinari, così come i turni festivi e notturni, saranno tassati con un’imposta sostitutiva del 15%, invece che con le aliquote ordinarie del 23% o 33%.
Il beneficio sarà riconosciuto fino a 1.500 euro lordi all’anno e riguarderà i lavoratori con redditi inferiori a 40.000 euro.

Il risparmio stimato va da 120 euro per i redditi più bassi fino a 270 euro per chi si colloca nella fascia intermedia.

Crescono anche le agevolazioni per chi percepisce premi di risultato o partecipazioni agli utili aziendali.
Il tetto massimo di somme sottoposte a tassazione ridotta viene portato da 3.000 a 5.000 euro, con un’imposta che scende ulteriormente dal 5% all’1%. Secondo le stime, saranno circa 250.000 i lavoratori che beneficeranno di questa misura.

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